Utopia by Peter Cowlam

Utopia by Peter Cowlam

autore:Peter Cowlam [Cowlam, Peter]
La lingua: spa
Format: epub
editore: PlaceBook
pubblicato: 2021-12-05T04:00:00+00:00


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Zora conseguì la laurea, ma questo non è tutto. Da mesi, c’erano distorsioni ufficiali di notizie e voci in merito al generale Silva. Un aumento d’insoddisfazione ai margini e sul fragile confine del deserto fu attri-buito – solo per poco – all’illegalità e all’ostinazione, al provincialismo di contadini ignoranti.

Ora, Silva aveva fatto il suo ingresso trionfale nella capitale, per scoprire con stupore (non solo suo) che Morales non era là. L’ex-presidente aveva taccheggiato gli argenti nazionali ed era partito: una breve vacanza, per radunare forze di invasione, mentre stacciava il malloppo. Silva promise di porre fine alla corruzione pervasiva su cui era stato edificato il regime deposto.

Fece del suo meglio per assicurarsi che la fine di Morales avvenisse secondo le norme della stessa parodia inscenata dal presidente, quando il repubblicanesimo romano, ridotto in cenere, s’era ingozzato delle proprie depravazioni.

Il primo atto di Silva fu assumere il controllo di La Vanguardia, procedendo a un accorto “riallineamen-to” dei redattori, e assumere controllo statale di tutti gli altri media nella lista. La sua promessa al popolo era un avvenire più luminoso.

Murillo – braccia incrociate, aria abbattuta –

dalla finestra aperta, nel salottino dell’appartamento dove lui e Zora vivevano, guardò fuori dove, sul viale sottostante, era iniziata una festa di strada.

Il pallore delle prime luci della sera si accese, un’opaci-95

tà perlacea. Alberi ombrosi in file lungo i marciapiedi erano pieni di stelle filanti colorate. I fuochi d’artificio iniziarono, esplosioni di stelle purpuree un velo d’oli sfocati nella Maestra a scorrimento rapido.

I clacson strombazzavano per tutta la città. Nei bar, bicchieri schiumati, pieni fino all’orlo. Zora disse che molti suoi amici erano fuori a festeggiare, e che sarebbe uscita per incontrarli, giusto il tempo di fare una doccia e indossare abiti puliti.

In risposta, la tranquillità, la inquieta immobilità di lui, che tuttavia non obiettò; le disse solo di non far tardi, giacché lui tendeva a stare sveglio, di notte, e a preoccuparsi.

«Non dimenticare» le disse «il tram 22. Termina le corse a mezzanotte»

Appello inutile, visto che solo pochi giorni più tardi, alle tre del mattino, Murillo se ne stava steso a fissare il soffitto della camera, in preda a un’agitazione che rischiava per la seconda volta di paralizzarlo, dopo che Kaye ufficiosamente era piombato senza preavviso nel suo laboratorio. Anche Zora era là; lavorava con Murillo alla struttura di IA definitiva, un circuito che si espandeva esponenzialmente, in un universo che richiedeva un altro paio di mani per tenerlo sotto controllo. Lui era invecchiato, avvertiva la stanchezza, ed era debole ai livelli profondi di progettazione, in cui Zora tutt’a un tratto, era diventata più abile e teneva in stretto controllo le risme di codice che avevano scritto. Lei portava al tavolo di lavoro una memoria 96

istantanea: un catalogo dei sistemi procedurali e dei compiti che eseguivano, così tanti che Murillo li aveva quasi dimenticati.

C’erano ampi ambiti, nel rapido progredire di lei, in cui lui aveva iniziato ad arrancare, e intanto il lavoro di entrambi faceva affiorare nuove singolarità nella manipolazione di fonemi simili ai suoni umani, macchine dotate di suoni e voce autentici.



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